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La nuova enorme sede di ENI a Milano progettata da Nemesi e da Morphosis

Sono trascorsi esattamente settant’anni da quando Enrico Mattei decise di affidare all’architetto Mario Bacciocchi il masterplan della cosiddetta Metanopoli, la città-giardino di nuova fondazione promossa e sostenuta da ENI a San Donato Milanese. Da quel lontano 1952 a oggi, alcuni fra i più noti progettisti italiani del dopoguerra hanno contribuito a dare concretezza alla visione di Mattei. In quest’area, situata a cavallo della via Emilia e a ridosso di Milano, nel tempo sono infatti intervenuti Gabetti e Isola, Albini e Helg, Nizzoli e Oliveri, fra gli altri: architetti che hanno contribuito, ciascuno in coerenza con il proprio linguaggio, a dare vita a un’esperienza di notevole interesse nel panorama nazionale che prosegue ancora. A raccogliere simbolicamente il testimone da quella generazione di architetti sono gli studi Morphosis Architects e Nemesi, che rispettivamente nei ruoli di architect leader e di partner si sono aggiudicati il concorso di progettazione, indetto da Eniservizi nel 2011, per la realizzazione del nuovo centro direzionale del colosso italiano ENI. Ben 52 i team internazionali che parteciparono alla competizione, inclusi quelli guidati da Arata Isozaki, Dominique Perrault e Bjarke Ingels. Il progetto vincitore, sviluppato dalla cordata statunitense-italiana guidata dal Pritzker Prize Thom Mayne e in costruzione dal 2018, è in dirittura d’arrivo: si punta alla chiusura del cantiere (seguito dalla multinazionale italiana Webuild) entro il 2022, con l’obiettivo dell’inaugurazione nel 2023.

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