Susanna Tradati
08\04\2020
DESIGN INNOVATIVO DEGLI SPAZI DI LAVORO
1. Cambio di paradigma
In questo articolo riporto alcuni personali spunti di riflessione legati al progetto degli spazi innovativi di lavoro, basati sulla nostra ricerca ed esperienza professionale di progettisti, ma anche sulla lettura delle dinamiche sociali ed economiche che si vanno definendo in questi ultimi anni e mesi a livello internazionale, anche alla luce dei grandi cambiamenti globali, ed in primis la rivoluzione digitale e tecnologica.
Oggi che il mondo e l’architettura sono luoghi sempre più complessi e in evoluzione, l’innovazione è portatrice di grandi opportunità, ma anche di interrogativi cui dare una risposta, e di insidie da evitare, per non appiattirsi su discorsi puramente tecnologici.
L’ambiente di lavoro è sempre più un luogo da vivere e anche da godere, e se prima vi era una cesura netta con gli altri momenti di vita, oggi lo spazio di lavoro ne rappresenta un prolungamento, un’estensione cui guardare in modo aperto, creativo e fuori dai vecchi schemi.
Già da tempo è in atto una rivoluzione, a livello internazionale, nel progetto degli spazi per il lavoro, dove la dimensione hardware tradizionalmente impersonoificata dalla organizzazione fisica interna alla sede aziendale, si interseca con la dimensione software dell’organizzazione virtuale dell’azienda stessa, sempre più strutturale nella sua strategia di gestione dei processi e dei risultati. Questo crea anche l’esigenza di dare forma e significato alla dimensione software degli spazi di lavoro.
Ci sono poi altri fattori di cambiamento come la necessità da parte delle Aziende di ottimizzare la propria struttura aziendale per contenere i costi, che induce molte di queste a pianificare un turn-over lavorativo in sede e da remoto, che ha sia l’obiettivo di ridurre il personale presente in azienda, sia di definire nuovi accordi di collaborazione con i dipendenti, più basati sui risultati che sulle ore di cartellino timbrate; dall’altro stiamo assistendo in questi ultimi anni a un emergere di nuove attività imprenditoriali legate al mondo dell’innovazione, dall’IT all’intelligenza artificiale, che sono destinate a modificare strutturalmente il panorama lavorativo.
Vi è poi il mondo delle nuove professioni, con start up e giovani professionisti che stanno emergendo e necessitano di condividere le proprie conoscenze, a cui va costruita un’offerta dedicata.
Quello che sta avvenendo anche in Italia è il superamento della dimensione « statica » del Fordismo, verso una dimensione « liquida » di vita e lavoro, come direbbe Zygmunt Bauman.
In questo cambio di paradigma non solo avviene una modifica dall’interno delle strutture aziendali, ad esempio per l’adeguamento alle nuova dimensione tecnologica, ma cambia il rapporto tra spazi del lavoro e dinamiche urbane e sociali, in una instabilità /fluidità del sistema che si deve continuamente riorganizzare; tale flessibilità di strategia riguarda sia le modalità di utilizzo dello spazio di lavoro (ad esempio scegliendo l’acquisto o la locazione), sia la ricerca di una maggiore interazione e connessione con il contesto urbano ed i relativi servizi (si pensi alle sedi affiliate delle mutinazionali, o ai coworking, entrambe situazioni che richiedono uno stretto collegamento ai servizi del centro città); per le aziende più grandi (od i cluster) la interconnessione ai servizi urbani può essere ottenuta ricreando quella organizzazione all’interno della propria struttura aziendale, capace di costruire al proprio interno relazioni funzionali, umane e urbane.
Nuovi modelli organizzativi prendono sempre più piede, come i coworking nei centri delle grandi città, o gli hub innovativi che danno vita a concentrazioni di aziende e start up in strutture allargate in cui si condividono spazi e servizi, o i campus aziendali che incorporano al loro interno anche servizi non strettamente funzionali all’attività lavorativa.
In tutte queste nuove forme di lavoro la domanda principale è come organizzare in maniera efficiente e qualitativa il progetto dello Spazio di Lavoro, nel valore aggiunto che il design può fornire, sia per la crescita dell’azienda, che per la comunità.
Di seguito cercherò di dare alcune possibili risposte a questa domanda, partendo dal principio che ogni progetto è un unicum e ogni processo progettuale è un’avventura fantastica in cui il dialogo con il committente è il punto di partenza, e i risultati ottenuti sono qualcosa di cui lasciarsi sorprendere, passo dopo passo.
2. Lo spazio di lavoro innovativo. Quali nuove Performance progettuali?
Nell’ambito di questo nuovo paradigma va tenuto in considerazione l’insieme delle performances che il Progetto dello Spazio di lavoro deve garantire, alcune delle quali non misurabili attraverso gli strumenti sino ad oggi codificati, ma che in qualche modo qui proverò a delineare.
Oltre alle performance codificate, tra cui vale innanzitutto la pena citare quelle ambientali, tecnologiche ed economiche, ve ne sono altre che oggi a mio parere devono essere tenute in considerazione, in stretto rapporto con le prime, e tra cui non possono mancare le seguenti:
– Design Evolutive Performances: analisi ed identificazione delle strategie di design della Sede aziendale, integrate con le altre strategie di sviluppo del business aziendale, ed identificazione del maggior valore che il Progetto può portare all’azienda stessa nel tempo; tale analisi verrà sviluppata attraverso il progetto di fattibilità in dialogo con il committente, con individuazione degli specifici obiettivi aziendali e delle azioni progettuali per ottimizzarli al meglio, sia in riferimento all’identità del Cliente che al suo piano di sviluppo nel tempo, garantendo flessibilità ed evolutività dell’organizzazione aziendale.
– Global Enviromental Performances: oltre al raggiungimento dei requsiiti energetici e di confort ambientale, riguarda l’individuazione dei fattori per cui il progetto porta valore al contesto territoriale ed urbano in cui è inserito, e l’integrazione dei valori ambientali propri del cointesto, nel progetto stesso.
– Community and Collaborative Performances: individuazione dei fattori per cui il progetto porta valore al contesto sociale (e lavorativo) in cui è inserito, e integrazione dei valori del cointesto sociale nel progetto stesso.
– Parametric Performances: ottenute dall’interazione dei dati (parametri) progettuali e gestita attraverso l’ Innovazione di processo, sia nella fase progettuale che costruttiva.
– Systemic Performances: riguarda la modalità ed efficacia con cui tutte le variabili precedenti vengono organizzate, e la capacità di creare valore nella loro interdipendenza reciproca.
L’insieme di tutte le performance progettuali da vita ad una architettura-infrastruttura sistemica, funzionale all’organizzazione ottimale della complessità del progetto, ed alla produzione di un maggior valore dell’Opera, destinato a durare nel tempo. L’architettura-infrastruttura che ne deriva è generata e misurata attraverso il processo progettuale impiegato ed i risultati conseguentemente ottenuti.
Ciò che è importante in questa architettura non è solo il fatto di essere la sintesi di tutti gli input elaborati, ma come questi input vengono organizzati in forma creativa, qualità costruttiva e bellezza, fondamenti imprescindibili di un buon progetto, dove input e vincoli divengono opportunità di costruire il maggior senso contemporaneo del progetto stesso.
3. Verso un’architettura-infrastruttura sistemica
Per architettura sistemica s’intende qui un organismo sensibile e complesso, organizzato affinchè tutte le parti dell’opera architettonica abbiano una dipendenza reciproca, non indiviaduabile come sommatoria tra le parti ma piuttosto come interazione dinamica tra le parti stesse.
Deisgn Evolutive Performance:
Comprendere a fondo l’identità aziendale e collaborare alla massimizzazione degli obiettivi di sviluppo a medio-lungo termine dell’azienda stessa, è il primo passo per
mettere a punto le azioni progettuali, ed è anche la ragione per cui la fase più importante del Progetto è quella iniziale di individuazione degli obiettivi aziendali- e delle conseguenti strategie progettuali per metterli in atto.
Nel fase preliminare di fattibilità progettuale vanno quindi ricercati obiettivi, strategie ed azioni progettuali da intraprendere in modo integrato per rispodere alle esigenze del cliente e massimizzare le performance progettuali, mettendo al centro i valori aziendali, ma anche le persone ed il loro benessere. Le stesse azioni progettuali verranno poi dettagliatamente approfondite e monitorate nel corso dell’iter di sviluppo del progetto.
Lo scopo del progetto deve essere anche quello di individuare le variabili che influiscono sul benessere, sulla performance e sul commitment della struttura lavorativa e dei suoi attori; l’alto valore architettonico dell’edificio e la sua elevata qualità organizzativa ed ambientale avranno un impatto significativo sia sugli addetti interni, che sulle collaborazioni e le reti esterne che graviteranno attorno alla struttura lavorativa, favorendo l’identificazione organizzativa e le percezioni dell’identità dell’organizzazione e della sua immagine (Social Identity Theory). La costruzione di comunità aziendale o interaziendale è un aspetto centrale di questo processo.
Community and Collaborative Performance:
Il fatto che il panorama lavorativo tenda sempre più alla costruzione di ecosistemi collaborativi, è indice di come la dimensione « collaborativa » divenga sempre più un fattore centrale anche nella progettazione degli spazi di lavoro, sia nell’ambito dell’organizzazione di una stessa azienda che nella costituzione di Hub innovativi e di Coworking.
Nella Collaborative Performance va anche tenuto conto della doppia dimensione di collaboratività del Progetto con il contesto urbano e sociale (la comunità), tenendo conto anche della sua identità produttiva, ma anche della capacità di ricreare comunità e benessere lavorativo all’interno dell’azienda stessa, dove il riferimento più alto è il Modello creato da Adriano Olivetti, modello tutto italiano, riconosciuto ed esportato nel mondo.
Far sentire il lavoratore al centro dei ragionamenti progettuali che connotano una struttura terziaria, è la più importante declinazione del termine “Human” cui la proposta progettuale deve sempre prestare particolare attenzione.
In questo contesto non si può non tener conto che l’idea di Postazione fissa cede via via il campo all’idea di ambienti di lavoro più flessibili e dinamici, in cui organizzare a seconda delle necessità team dedicati a specifici progetti, e in cui affiancare allo spazio tradizionale delle postazioni, ambienti ricreativi e di relax in cui stimolare la nascita di idee e collaborazioni, in un dialogo più stretto con la città e le dinamiche sociali ed economiche ad essa sottese.
Global Enviromental Performace:
A proposito della Global Enviromental Performace, un aspetto sempre più ricercato nella progettazione di spazi di lavori innovativi, riguarda la performance energetica e di confort ambientale, che gli spazi devono offrire, sia in una logica di sostenibilità complessiva, che di qualità della vita dei lavoratore, dove ogni aspetto del progetto, dalla forma ai requisiti tecnico-pretsazionali, va concepito e sviluppato in funzione di questa garanzia. Ma ciò non è di per sè sufficiente a garantire la sostenibilità ambientale globale del progetto, dove un’altro aspetto fondamentale risiede nella relazione tra disegno del manufatto architettonico e contesto; la relazione del progetto con il territorio (sia esso paesaggio naturale o urbanizzato), è infatti un requisito sempre più necessario per garantire uno sviluppo armonico delle città e dei territori poco urbanizzati, nella consapevolezza che il Progetto è responsabile delle relazioni urbane e delle dinamiche di sviluppo ad esso sottese; questa responsabilità deve essere tradotta in azioni concrete e misurabili, tanto più che è oggi privilegiata l’integrazione degli ambienti di lavoro con altri servizi e sistemi urbani di reti fisiche e di dati, in dinamiche di interazione urbana aperte, anche nella logica di trasformazione d’uso e riconversione degli edifici esistenti
Parametric Performance:
La necessità di mettere a sistema tutti i requisiti prestazionali del progetto, si traduce in un insieme di dati che, attraverso le nuove tecnologie parametriche e computazionali del progetto, divengono degli input che interagiscono con la forma del progetto stesso, costruendo quel substrato di informazioni necessario, anche se di per sè non sufficiente. Le attuali tecnologie di Bim Informaation Modeling, cosi come quelle di disegno parametrico, 3d printing e di costruzione di scenari di simulazioni delle performance progettuali, sono alcuni degli strumenti che nel prossimo futuro verranno sempre più utilizzati ed implementati.
La dimensione software del Progetto rappresenta cosi l’infrastruttura sistemica virtuale su cui è strutturato il Progetto stesso, e cui il progetto da forma, garantendo anche una importante possibilità di modifica e aggiornamento nel corso del suo sviluppo. Tale dimensione può essere gestita anche per vivere dopo la realizzazione del manufatto architettonico, ad esempio per gestirne la manutenzione e verificarne i singoli aspetti di potenziale modifica nel tempo, con notevoli risparmi di tempi e costi. La stessa dimensione software diviene paradigma estetico da interpretare, per esprimere una nuova fluidità e leggerezza dello spazio di lavoro, proprio di questa dimensione.
In tal senso il ruolo del Progettista sarà sempre più quello di sviluppare servizi a supporto della gestione e manutenzione dell’Opera, per garantirne la qualità nel tempo, nel rispetto degli obiettivi inizialmente individuati.
Senza una visione di insieme e una gestione integrata e sistemica del Progetto il rischio è che l’architettura progettata risulti la sommatoria di singoli requisiti/performance progettuali, e non il frutto prezioso dell’interazione tra essi, in una gestione armoniosa della complessità ad essa sottesa, di cui solo il Progettista può essere garante. E tanto più i modelli progettuali si faranno complessi, tanto più il ruolo del Progettisa come Direttore d’Orchestra è centrale
L’architettura degli spazi di lavoro prende sempre così più la forma di una infrastruttura sistemica, dove La qualità architettonica ed ambientale, l’organizzazione funzionale, il benessere lavorativo, le relazioni fisiche e l’intero sistema di vita del lavoratore sono variabli dipendenti l’una dall’altra, organizzate in un sistema misurabile che ne esprime il valore singolo e plurale al tempo stesso, non solo in termini di prestazioni tecniche, ma di forma che dia vita a queste relazioni e le favorisca, costruendo valore aggiunto per l’azienda e il lavoratore.
4. Come garantire e valutare le Performances progettuali?
L’aspetto più delicato del Progetto di Spazi di Lavoro Innovativi, e del progetto di architettura nella nostra epoca, nella gestione della complessità relativa, è quello di fare in modo che il progetto possa rispondere a queste performances, e quindi poi di misurarle.
Il primo punto, vale a dire come garantire la performance complessiva del Progetto, va gestito attraverso la scelta dei professionisti in grado, per esperienza e know how, di sviluppare il miglior progetto, quello cioè in cui vi sia una interazione tra i principali diversi requisiti progettuali.
La conoscenza degli strumenti computazionali è poi un aspetto importante, anche se non scindibile dalla capacità di gestire la complessità in senso lato.
Per quanto riguarda la misurazione delle Performances, l’analisi di casi studio di successo e la decodificazione delle chiavi di questo successo può essere un aspetto utile, ma ciò che è necessario è affrontare l’intero iter progettuale, effettuando di volta in volta le scelte che meglio permettono alle diverse performances di interagire, e tracciare questo processo con comunicazioni efficaci tra committente e progettisti, analizzando in modo accurato il perchè delle diverse scelte effettuate.
Sarebbe poi importante che alcune di queste pratiche ed i risultati ottenuti fossero utilizzati anche a livello pubblico per codificare la performance progettuale complessiva di un’opera.
Bisogna però fare attenzione a non trasformare il monitoraggio delle performance progettuali in maggiore burocrazia, utilizzandone gli strumenti di analisi come incentivi e premialità, piuttosto che come vincoli e norme che si aggiungono ad altre norme. Obiettivo primario e fondamentale di una Progettazione rimane sempre la qualità e l’efficienza di un’opera, per cui gli strumenti devono essere pensati per essere flessibili e adattabili (adeguati agli specifici contesti).
Nemesi Architects e la Progettazione di spazi di lavoro innovativi
Il nostro Studio ha messo a punto una negli ultimi anni una metodologia basata sull’organizzazione di una risposta sistemica per identificare e sviluppare i requsiiti progettuali propri di un’architettura-infrastruttura dove si incontrano creatività e alto know how tecnico e tecnologico, attraverso una serie di Progetti di Campus Aziendali, Innovation Hub e spazi di lavoro sviluppati per soggetti privati e pubblici.
Una analitica ponderazione degli obiettivi e delle azioni progettuali, sviluppata in dialogo con il Committente, e una rigorosa gestione del processo progettuale e del cantiere, anche attraverso l’impiego della progettazione computazionale e parametrica, ed il costante monitoraggio degli obiettivi prefissati, sono gli strumenti con cui abbiamo gestito progetti innovativi e ad elevato valore aggiunto.
Tra questi progetti vi sono gli Spazi ad uso direzionale e di ricerca di Palazzo Italia (oggi fondazione Human Technopole), il complesso del sesto palazzo Eni a San Donato Milanese, gli uffici Tesisquare a Bra con un Digital Hub Innovativo, e diversi altri progetti di Campus innovativi in corso che ci hanno permesso di approfondire e mettere a punto un metodo qualitativo di approccio al progetto, sebbene sempre nello specifico contesto di riferimento e nella messa a punto degli obiettivi aziendali dei nostri interlocutori, nella consapevolezza che solo da una buona collaborazione possa nascere un progetto vincente.
In questi progetti, molto diversi tra loro, alcuni aspetti ricorrenti sono : la costruzione di spazi di relazione, capaci di dar vita ad un’urbanità interna al progetto ; la costruzione di una relazione forte con il paesaggio e il contesto circostante; la elevata qualità spaziale ed ambientale dei singoli spazi ad ufficio e dei relativi servizi integrati; l’identificazione e l’organizzazione di servizi complementari integrati, sia alla piccola che alla grande scala, su modello dei Campus internazionali, ma con sensibilità propria del Modello Olivettiano, mettendo l’uomo al centro del ragionamento progettuale.
L’idea di architettura infrastruttura si concretizza nel dare forma alle relazioni, sia spaziali che di organizzazione funzionale, e nel forte radicamento del progetto all’identità propria del contesto. L’architettura stessa diventa strumento per costruire nuove relazioni e moltiplicare il potenziale aziendale, costruendo senso di appartenenza ed identità.
In questo approccio non ci sono modelli ripetibili in senso standard, ma ragionamenti applicabili sempre nel rispetto delle specifiche esigenze e contesti di riferimento. L’intelligenza dell’architettura non è la ripetizione di schemi ma il dare forma a modelli in grado di fornire risposte non scontate, anzi sorprendenti.